Grazie alle detrazioni fiscali un impianto fotovoltaico si ripaga in 4-7 anni, ma l’investimento può essere attraente anche in situazioni nelle quali non si può accedere agli sgravi fiscali, come i SEU su edifici commerciali. Nel nostro paese, secondo gli analisti di IHS, ci sono i fondamentali economici per avere un volume di installazioni discrete: sui 700 MW per il 2015. Ne abbiamo parlato con Josefin Berg, senior analyst per il solare della società di consulenza multinazionale.
Dottoressa Berg, come è andato il 2014 per il mercato fotovoltaico italiano e cosa si aspetta per il 2015?
Sappiamo che c’è molta incertezza riguardo alle reali dimensioni del mercato italiano. I dati sulle connessioni (quelli di Terna, ndr), parlano di meno di 400 MW installati nel 2014. Basandoci sugli ordinativi, IHS stima che in Italia invece nell’anno appena concluso le installazioni sarebbero di circa 800 MW, in ogni caso un netto decremento rispetto al 2013. Per il 2015 ci aspettiamo un ulteriore calo, a circa 700 MW, dato che sono finiti anche tutti gli strascichi del Conto Energia. La revisione degli incentivi del Conto Energia (il cosiddetto Spalma-incentivi, ndr) e l’aggiunta degli oneri di sistema ai progetti hanno danneggiato la fiducia degli investitori nel mercato, ma non crediamo che tutto ciò abbia un impatto rilevante per il fotovoltaico in autoconsumo con SEU e scambio sul posto. Tra i segnali positivi per il 2015 poi c’è anche l’estensione dello scambio sul posto alle taglie fino a 500 kW. Secondo i nostri calcoli, con le detrazioni fiscali un impianto in autoconsumo oggi si ripaga in 4-7 anni. Per cui ci sono i parametri economici per mantenere una buona domanda in grid-parity, anche se va detto che il comportamento dei consumatori non è sempre razionale.
Da chi sarà fatta la domanda nel 2015?
I clienti principali saranno soprattutto nel residenziale e in attività commerciali come i supermercati. La grande competizione tra gli installatori rende comunque l’Italia un mercato difficile.
L’ultimo report IHS prevede che a livello mondiale triplichino le installazioni di fotovoltaico con storage. Come sarà invece il mercato degli accumuli in Italia?
Con la normativa sugli accumuli completa, prevediamo che in Italia il mercato degli accumuli prenda velocità verso la metà dell’anno. Si svilupperà prima il segmento delle batterie per la rete, con circa 120 MW di batterie grid-scale installate o in fase di installazione. Il mercato del residenziale crescerà invece in modo relativamente lento: solo nel 2018 si raggiungeranno i volumi che la Germania registrerà già nei prossimi 3 anni.
In alcuni mercati, Usa in primis, il fotovoltaico residenziale sta crescendo anche grazie a nuovi modelli di business, come quelli basati sulla third party ownership. Questi modelli di business potrebbero essere interessanti anche per l’Italia?
Secondo la nostra analisi i modelli basati sulla third party ownership sono attraenti solo nei mercati in cui c’è un incentivo chiaro per gli investitori, come l’investment tax credit negli Usa o la tariffa incentivante nel Regno Unito. In un mercato in grid-parity, dove la sostenibilità economica si basa sui risparmi in bolletta i margini per l’investitore terzo non sono attraenti. Quello che potremmo aspettarci per l’Italia è che in futuro il FV venga offerto come parte di un contratto per la fornitura di servizi energetici per fare risparmiare sulla bolletta i clienti industriali o commerciali.
Alcune utility stanno cambiando il loro approccio alla generazione distribuita: dobbiamo aspettarci che alcuni grandi dell’energia convenzionale diventino nuovi competitor nel mercato del FV su tetto?
Le utility europee stanno affrontando la sfida di un cambiamento di business model. Molti stanno cercando di capire come entrare nel fotovoltaico, anziché combattere contro la generazione distribuita. Un esempio è la partnership di E.ON con Sungevity in Olanda.
Fonte Quale Energia (link)