In Italia, il prezzo dell’energia elettrica continua a scendere e a marzo ha raggiunto una media di 136,38 €/MWh, il valore più basso da settembre 2021. Questa riduzione è principalmente dovuta alla diminuzione dei costi del gas al PSV, che ha influenzato il prezzo dell’elettricità. Inoltre, il clima mite e l’aumento dell’energia rinnovabile hanno portato ad acquisti in calo.
I prezzi sono in diminuzione in tutte le fasce orarie, con una diminuzione maggiore durante le ore di maggior carico, portando il rapporto picco/baseload a 1,06. Il prezzo minimo orario è stato registrato a 3,02 €/MWh alle ore 14 di sabato 25 marzo, il valore più basso da quasi due anni.
A livello zonale, si nota una differenza tra i prezzi delle zone centro-meridionali, che sono scesi a 126-128 €/MWh con un minimo di 119 €/MWh in Sardegna, e quelli delle zone centro-settentrionali, che sono rimasti a 141 €/MWh.
Inoltre, l’energia elettrica scambiata nel Sistema Italia è diminuita a 23,7 TWh, il secondo valore più basso mai registrato per il mese di marzo, mentre la liquidità del mercato è al 75,7%, il valore più alto dal maggio 2022. Questo è dovuto alla forte riduzione delle movimentazioni over the counter registrate sulla PCE e nominate su MGP (5,8 TWh) e alla componente scambiata direttamente sulla borsa del GME (18 TWh).
Gli acquisti nazionali e le esportazioni sono in diminuzione, mentre le vendite nazionali sono sostenute dalla crescita dei volumi rinnovabili e a carbone venduti al Sud. Tuttavia, le vendite degli impianti a fonte tradizionale sono in diminuzione a livello zonale, in particolare quelle dei cicli combinati. D’altra parte, le vendite di energia rinnovabile, soprattutto di impianti eolici e solari, sono in aumento.
L’import netto dell’Italia è in diminuzione del 18,1% rispetto al livello molto elevato di febbraio e si concentra sulla frontiera settentrionale, in particolare svizzera e francese.