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Zanotti Energy Group > Blog > Solar Impulse icona per il secolo dell’energia solare
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Solar Impulse icona per il secolo dell’energia solare

By Team Marketing | 30 Marzo 2015

Certe icone contano più dei fatti. Con un’immagine fulminante riassumono fenomeni complessi. Forse una nuova icona è nata in questi giorni, quella del rivoluzionario aereo Solar Impulse, decollato per il primo giro del mondo in 12 tappe a energia solare il 9 marzo da Abu Dhabi, la sede dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili IRENA e di Masdar City, la città solare progettata da Norman Foster.

Il significato di questa impresa non è nel perseguimento di record, ma nella comunicazione di un fatto e di un’idea. Il fatto è che le moderne tecnologie dell’energia solare sono mature per le sfide più ambiziose. L’idea è che quello appena iniziato dovrà essere il secolo dell’energia solare, tanto quanto quello passato fu “il secolo breve dell’energia fossile”. Quest’idea è controversa, abbracciata da alcuni e negata da altri. Ma è forse l’idea storicamente più rilevante in circolazione nel mondo, perché è un’idea pacifica e pacificante, che raccoglie l’impegno di decine di milioni di cittadini, attivisti, politici, scienziati, tecnici, imprenditori e lavoratori di ogni paese e ogni credo. Un’idea ambiziosa, perché promuove cambiamenti millenari per miliardi di persone. Un’idea realista, perché propone probabilmente l’unica via d’uscita dalle crisi del clima e dei conflitti mondiali per l’energia.

Anche un’altra icona dell’aviazione fu forse più importante dei fatti tecnici che rappresentava: la silhouette del Concorde, l’aereo supersonico civile in servizio dal 1976 al 2003. Concorde e Solar Impulse non hanno niente di materiale in comune. Il Concorde era 96 tonnellate di cherosene, 184 tonnellate di peso, 100 passeggeri, 2200 km/h di velocità, 2 miliardi di euro. Solar Impulse è energia solare, 2,3 tonnellate di peso, un passeggero, 50 km/h di velocità, 100 milioni di euro. “Sarà il futuro dell’aviazione civile!” dissero del Concorde tanti esperti europei. 400 supersonici dovevano solcare i cieli entro il 2000. “Un’impresa irrealizzabile” dissero molti gruppi industriali, rifiutando il progetto Solar Impulse. Eppure nello stesso anno, il 2003, si poneva l’ultima pietra sul tomba del Concorde e la pietra di fondazione del progetto Solar Impulse.

L’aereo solare concepito dai due pionieri e piloti svizzeri Bertrand Piccard e Andre Borschberg potrebbe essere un esercizio senza futuro. In difficoltà con vento forte, con una potenza media di soli 8 cavalli, trasporta un unico passeggero, in condizioni di comfort miserabili, decolla alla velocità di una bicicletta. Tutte queste parole descrivono esattamente le peculiarità di due aerei: il Solar Impulse, del 2015, e il Wright Flyer del 1903. Entrambi volevano dimostrare una cosa ritenuta impossibile: alzarsi in volo, spinti rispettivamente da un motore a combustione e da quattro motori a energia solare.

Due icone, due epoche

Anche il Concorde voleva dimostrare qualcosa: la fattibilità del trasporto passeggeri a velocità supersonica. Voluto dai governi francese e britannico come progetto prestigioso di una grandeur pan-europea, il Concorde fu un gioiello della tecnica. Ma fu fiasco economico ed ecologico. In media solo il 65% dei posti erano occupati. Nonostante il prezzo del biglietto fosse dimezzato dalle sovvenzioni pubbliche, i biglietti venduti non coprivano i costi di gestione, per non parlare di quelli di sviluppo e costruzione. Rispetto agli altri aerei, la velocità del Concorde era doppia, il consumo di carburante triplo, il costo del biglietto decuplicato. Era in sostanza un’enorme serbatoio volante di cento tonnellate di cherosene, l’unico aereo di linea in cui il carburante pesava più di tutto il resto. Lo spazio per i passeggeri era spartano. A dispetto della forma slanciata, il Concorde fu l’apoteosi della massa, della potenza, dell’accelerazione, dello spreco, dell’inquinamento acustico e atmosferico. Veramente il simbolo di un secolo. Fu un’esagerazione costosa, accessibile a pochi. Un aereo “veramente futurista” avrebbe detto Filippo Marinetti.

Solar Impulse è esattamente il contrario: un’enorme libellula appena ronzante, fragile e leggera. E’ largo 72 metri, come l’Airbus 380, ma è 200 volte più leggero: 2,3 invece di 500 tonnellate. L’energia che lo muove è inesauribile, appartiene a tutti, non può essere comprata o venduta, non alimenta il PIL, i potentati, i colpi di stato, le guerre, non altera il clima, non inquina l’aria. Diventerà anch’esso il simbolo di un secolo?

Tanto diversi sono Concorde e Solar Impulse, tanto simile è la loro vocazione simbolica. Ognuno incarna un’epoca. Nella sua forma snella di uccello elegante, l’aereo supersonico sarà ricordato come il canto del cigno dell’era dei carburanti fossili a buon mercato. Voleva essere un aereo “pratico”. Prometteva una grande utilità materiale e un grande successo commerciale, doveva diventare “l’aereo più venduto nel 2000”. Volava da Parigi a New York in tre ore e mezza. “Arrivate prima di partire” diceva la pubblicità, grazie alla velocità con la quale attraversava i fusi orari.

Solar Impulse, invece, sembra ad alcuni un costoso giocattolo inutile, costruito per scommessa. Certo, nessuno si aspetta che l’energia fotovoltaica muova i grandi aerei da trasporto. Le ricadute materiali di Solar Impulse sono piuttosto in alcune innovazioni tecniche e nello sviluppo di velivoli leggeri e autonomi, utili per esempio per le telerilevazioni e le telecomunicazioni. Non a caso Google e Swisscom sono tra i suoi sponsor.

“100 per cento energia rinnovabile” – In cielo e in terra

Solar Impulse è un’ardita iniziativa sperimentale. Ma le tecnologie per le nuove energie rinnovabili, in particolare quelle solari ed eoliche, sono da 20 anni un’affermata forza di mercato in rapida espansione. Mentre i costi per unità d’energia delle fonti fossili e atomiche continuano a salire, quelli delle tecnologie per le rinnovabili continuano a scendere. In Europa esse occupano milioni di persone e raccolgono la grande maggioranza degli investimenti in nuove infrastrutture energetiche.

“100 per cento energia rinnovabile” è una formula che Solar Impulse vuole dimostrare possibile per il giro del mondo. Ma è anche la formula per la quale lavorano un numero crescente di scienziati, tecnici, imprenditori e politici, che credono di poter portare l’Europa a produrre prima la sua elettricità e poi l’intera sua energia quasi esclusivamente da fonti rinnovabili, un traguardo ancora ritenuto impossibile da molti.  Ma non da tutti. Non è un caso che i due piloti e ideatori di Solar Impulse, l’azienda che lo ha costruito e il Politecnico federale di Losanna EPFL, che ha partecipato alla sua progettazione siano elvetici. La Svizzera, infatti, è il primo paese che per il 2050 mira a diventare una “società a 2000 watt”, cioè a ridurre di due terzi (da 6000 a 2000 watt) l’uso pro capite di energia primaria, ricorrendo principalmente alle energie rinnovabili e quasi abbandonando le energie fossili, come ha fissato il governo elvetico nella sua “Strategia per lo sviluppo sostenibile” del 2002, 2008, 2012 e nella sua “Strategia energetica 2050”.

Come dicono Borschberg e Piccard, lo scopo di Solar Impulse non è di stabilire record o proporre un’alternativa alla moderna aviazione, ma è di dimostrare che i progressi delle tecnologie solari sono così veloci, da permettere cose fino a ieri ritenute impossibili. Se dimostriamo di poter volare intorno al mondo con l’energia solare – dice Piccard – chi potrà dire che con essa non si può far funzionare un frigorifero, un riscaldamento, un ascensore? Schindler, per esempio, uno degli sponsor di Solar Impulse, vende già un ascensore a energia solare.

Se la silhouette di Solar Impulse ne diventerà un simbolo e favorirà l’avvento di un’era delle energie rinnovabili, sarà forse questa la più utile ricaduta del progetto. Comparando le immagini di futuro evocate dai due aerei da sogno, Concorde e Solar Impulse, viene proprio da dire che “il futuro non è più quello di una volta”.

Un articolo di Marco Morosini del Politecnico federale di Zurigo.

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