«Sul mercato globale le idee valgono come i capitali». Una massima di valore, se il capitale di cui si parla equivale a 100 milioni di dollari solo per iniziare, messi in una joint venture paritetica in cui l’apporto dell’altro socio è un’innovazione. Rivoluzionaria, di quelle che promettono di tramutarsi in una miniera d’oro. E che mostrano come il Nordest d’Italia possa ancora rilanciarsi lungo la linea tradizionale della piccola dimensione. Se però lavora sull’innovazione, in modo trasversale con le reti d’impresa e le alleanze con i colossi mondiali. La riprova è il successo di Energyka, piccola azienda di Montebelluna, nel Trevigiano, specializzata nel fotovoltaico di ultima generazione. E la massima è di Rolando Rostolis, 42 anni, che con la sua azienda, per ora sotto i 10 milioni di euro di ricavi, ha conquistato con il brevetto per un pannello solare flessibile il colosso tecnologico asiatico Hiwin, firmando una joint venture con l’azienda di Taiwan Hulket. L’ennesima prova di eccellenza in un settore in cui l’Italia è da sempre all’avanguardia: dai pannelli a doppia faccia che sfruttano l’energia anche sul retro, ai progetti di efficientamento, fino ai centri di ricerca altoatesini.
Un esito che ha dell’incredibile per un’azienda nata solo cinque anni fa. Con un inizio tipicamente veneto. Rostolis, laurea in economia e commercio a Ca’ Foscari, nel 2009 molla il posto di responsabile della sede italiana di una multinazionale tedesca del settore: «Troppe divergenze. Ero interessato alle nuove tecnologie, alle soluzioni flessibili. Pensavo che sarebbe stato il futuro e che mantenere un approccio tradizionale non avrebbe pagato». Chi abbia avuto ragione, cinque anni dopo, pare chiaro. Nasce Energyka, a Montebelluna, che si dedica subito ad impianti con un taglio innovativo. Per dire, i pannelli che lungo il Passante alimentano le idrovore per eliminare l’acqua; o l’impianto fotovoltaico sperimentale sulla copertura di una discarica a Istrana, nel Trevigiano, insieme all’Enea. Il punto d’arrivo, sotto sotto, è ben altro. Mettere a punto un brevetto proprietario di pannello innovativo.
In ricerca gli utili degli ultimi 5 anni
«In ricerca abbiamo reinvestito gli utili degli ultimi cinque anni», dice Rostolis. Con un team di tre ingegneri che ci studiano sopra in parallelo al lavoro di tutti i giorni. Alla fine arriva Prometea, un pannello fotovoltaico flessibile Cgis – ovvero in rame, indio, gallio e selenio –, ecosostenibile perché senza cadmio e piombo. Simile ad una guaina di quelle con cui si impermeabilizzano i tetti. Il primo al mondo dotato di certificazione ecologica. Salvo che costa ormai come quelli tradizionali, con una resa del 20% in più e costi di impianto inferiori del 15-20%. L’unico prodotto di quel livello a quei costi. E i vantaggi vengono moltiplicati con le ricerche ulteriori sviluppate in rete nel consorzio con altre 9 piccole imprese. Che si sviluppano ad esempio, nella collaborazione con la padovana Isocaf, specializzata nelle coperture, nelle soluzioni per l’installazione.
Investimento e produzione a Taiwan
Ormai il pannello rivoluzionario è pronto per essere proposto ai colossi della produzione asiatici. Che capiscono subito il valore di quella soluzione, nonostante sia proposta da un’azienda di nemmeno 10 milioni di euro. Fino ad arrivare alla joint venture paritetica con i taiwanesi di Hulket. «Noi – spiega Rostolis – deteniamo il brevetto e lo sviluppo commerciale mondiale; loro si occuperanno della produzione». Un rapporto alla pari. Salvo che a Taiwan hanno già investito 100 milioni di dollari per l’avvio delle prime due linee di produzione; e puntano al miliardo di dollari per un obiettivo di 22 linee di produzione. Numeri da capogiro. Che per il fondatore di Energyka «dimostrano come sul mercato globale innovazione, brevetti e idee abbiano la stessa importanza di capitale e forza industriale». Un esempio chiaro anche per il Nordest che cerca una via per reinventare il proprio sistema produttivo.
Fonte: Corriere della Sera