Il preoccupante quadro tracciato dal Rapporto 2020 IdroMeteoClima dell’Osservatorio Clima di Arpae.
Se certamente il 2020 verrà ricordato per la crisi sanitaria che, rapida ed improvvisa, ha fermato il mondo, anche la crisi climatica continua inesorabilmente la sua subdola avanzata, manifestandosi anche su una scala locale a noi familiare, con fenomeni meteorologici e idrologici sempre più estremi.
Arrivano solo preoccupanti conferme dal recente Rapporto di ARPAE che, con accuratezza e sistematicità, raccoglie e analizza l’andamento idrologico e meteoclimatico nella nostra regione, l’Emilia Romagna, e costituisce pertanto un utilissimo strumento per comprendere i meccanismi di trasformazione climatica che già viviamo nella nostra realtà locale.
Sul fronte delle temperature, l’anno scorso è stato il quinto più caldo degli ultimi 50 anni: +0,5 °C sul periodo 1991-2015 (definito come clima recente) +1,5 °C sul periodo 1961-1990, periodo utilizzato dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale come riferimento per valutare le anomalie climatiche.
Guardando al dettaglio mensile, il mese di febbraio è stato il più caldo dal 1961: a Bobbio, borgo collinare della Val Trebbia, si è stata registrata la massima temperatura del mese di 25,6 °C. Le tipiche gelate tipiche di questo periodo, si sono osservate per un massimo di 30 giorni nelle zone collinari e di alta pianura della nostra regione.
Se le temperature sono l’indicatore più evidente delle anomalie climatiche, sono altrettanto importanti le anomalie idrologiche e degli eventi meteo. Inondazioni rapide e precipitazioni intense, siccità, gelate tardive, venti a forte intensità e mareggiate sempre più intense occupano ormai un crescentemente spazio nella cronaca quotidiana. Da questo punto di vista, il 2020 ha visto ben 31 eventi meteorologici e idrologici significativi ed estremi, con conseguenti danni a beni, produzione agricola e attività imprenditoriali.
Un altro aspetto fondamentale analizzato da ARPAE è il bilancio idrologico, nettamente negativo (-200 mm sulla media annuale), proprio a causa delle minori precipitazioni e valori di temperatura sopra la media. Non stanno meglio le preziosissime riserve di acque sotterranee, che hanno dei livelli simili a quelli registrati nel 2019 e che continuano ad avere una bassissima velocità di ricarica. Il problema della disponibilità idrica inizia pertanto ad essere sempre più rilevante, anche in un territorio che ha goduto da sempre di abbondanza di tale risorsa e ha storicamente dovuto convivere e confrontarsi con la regimazione dei suoi corsi d’acqua.
Analisi come quella di ARPAE ci restituiscono un quadro preoccupante ed allo stesso tempo rappresentano uno sguardo lucido sull’evoluzione di quello che viene largamente considerato il più grande e pericoloso esperimento incontrollato della storia dell’umanità.
Quanto tempo ci rimane, dunque, per invertire la rotta?
A prescindere da quale sia il punto di non ritorno, abbiamo le possibilità tecniche per provarci e il dovere morale di agire. Se non ora, quando?
Scarica il “Rapporto IdroMeteoClima 2020”